Partecipare a un talent show può rappresentare un importante trampolino di lancio per chi ha una passione e vuole cercare di dimostrare le proprie qualità. E “Masterchef Italia” non fa eccezione: ne sa qualcosa Valerio Braschi, che ha trionfato quando era giovanissimo e ora è una stella di prima grandezza.
“Masterchef” è ormai diventato da anni un appuntamento fisso anche in Italia in grado di catalizzare l’attenzione di tantissime persone interessate a seguire il percorso di crescita degli aspiranti chef. Per i telespettatori affezionarsi a loro e tifare per il proprio preferito diventa quindi quasi naturale. Proprio per questo in molti desiderano poi sapere come sia cambiata la vita dei concorrenti una volta conclusa la trasmissione, che si è spesso trasformata in un vero e proprio trampolino di lancio anche per chi non è riuscito a trionfare.
In una realtà come questa, infatti, si finisce per entrare in contatto con professionisti famosissimi, che possono essere conquistati da una dote particolare di alcuni di loro e fornire poi un’opportunità lavorativa per il periodo successivo. Ne sa qualcosa Valerio Braschi, che ha trionfato nella sesta edizione quando aveva solo diciotto anni. Un risultato che gli è valso un record, quello di vincitore più giovane nella storia del programma.
Com’è cambiata la vita di Valerio Braschi dopo “Masterchef Italia”: tante soddisfazioni per lui
La vittoria a “Masterchef Italia” ha letteralmente cambiato la vita a Valerio. Pur essendo ancora giovanissimo (ha solo 23 anni) ha già ottenuto un traguardo importante: è chef e co-proprietario del suo primo locale, il Ristorante 1978 di Roma. A essere conquistati da lui non sono solo i clienti, ma anche la critica: la Guida ai Ristoranti e ai Vini Espresso 2021 lo ha infatti nominato “Giovane dell’anno” assegnando due cappelli al suo ristorante. Un risultato che non può che renderlo orgoglioso: “Tutti ambiscono a questo premio. Non ce lo aspettavamo proprio e siamo davvero orgogliosi” – sono state le sue parole.
La creatività è certamente uno dei suoi punti di forza, che lo ha portato a sperimentare piatti della tradizione, ma serviti in una modalità decisamente innovativa e non convenzionale. Basti pensare, ad esempio, alla “carbonara distillata“, spesso servita come benvenuto ai clienti: “Il sapore è quello della carbonara, ma l’aspetto e le calorie di un bicchiere d’acqua. Il tutto ottenuto con un lavoraccio di oltre tre ore per la distillazione e uno strumento chiamato rotavapor”.
Ma non è finita qui. Un altro piatto che aveva fatto non poco discutere i più tradizionalisti è stata la lasagna (da sempre il suo cibo preferito), ma servita in tubetto, simile a quello del dentifricio. La preparazione è del tutto simile all’originale, ma successivamente la si riduce in poltiglia e racchiusa in un tubetto. Successivamente viene poi portata in tavola con uno spazzolino di pasta all’uovo e un colluttorio di brodo di parmigiano. Non si tratta di un’idea campata in aria, anzi, ma nata sulla base di un’abitudine che lui aveva diverso tempo fa: “Dopo le feste, appena sveglio, prima di lavarmi i denti aprivo il frigo e addentavo la lasagna che c’era dentro”.
Le idee interessanti non sono però terminate qui. Da poco ha iniziato a servire “la pizza in bustina (la marinara). Su una cosa, però, vuole essere chiaro: il suo intento non è provocatorio, ma di voler dimostrare come sia possibile non accontentarsi mai anche tra i fornelli.
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“La nostra è qualcosa di diverso, che diamo come benvenuto, senza l’intento di sfamare. Serve per aprire lo stomaco e farti vedere che quel gusto si può trasformare anche in un’altra cosa, piccola e strana, che cambia forma, estetica, consistenza e temperatura. Mi piacerebbe venisse Cracco, uno dei giudici con cui avevo legato di più, è un grande. Anche a provare la pizza”.