Noto per aver recitato nella serie Gomorra nel ruolo di Ciro, Marco D’Amore è uno degli attori più in vista del momento. Ed è un nipote d’arte: suo nonno, infatti, è stato un grandissimo interprete.
Nato a Caserta nel 1981, Marco D’Amore è uno degli attori più in vista del momento. Salito alla ribalta con la serie Gomorra, tratta dall’omonimo libro di Roberto Saviano, nella quale ha recitato nel ruolo di Ciro Di Marzio.
Le sue prime esperienze nel mondo dello spettacolo risalgono ai primi anni del duemila. Ha iniziato ad esibirsi sui palchi teatrali, fino a fondare la propria compagnia di produzione La Piccola Società.
La svolta per Marco è arrivata nel 2010, anno in cui è stato selezionato come co-protagonista insieme al celebre Toni Servillo nel film Una vita tranquilla.
Successivamente ha preso parte alla serie Benvenuti a tavola – Nord vs Sud. Per poi raggiungere la consacrazione con Gomorra serie che ha riscosso un successo internazionale e di cui ha anche diretto il quinto ed il sesto episodio della quarta stagione, debuttando come regista.
Nel 2019 ha diretto il film L’immortale, nel quale è tornato nei panni di Ciro di Marzio. La pellicola gli è valsa il Nastro d’argento l’anno successivo.
L’attore è molto riservato in merito alla sua vita privata ma sappiamo che è sentimentalmente legato a Daniela Maiorino: i due si sono conosciuti quando andavano ancora a scuola e, da allora, non si sono più lasciati.
In merito alla sua famiglia, in un’intervista a Vanity Fair si è aperto ad alcuni aneddoti, in particolare riguardo al nonno, Ciro Capezzone. Quest’ultimo è stato un grandissimo attore. Originario di Napoli, nel corso della sua carriera ha lavorato con Loy, Nino Taranto e Francesco Rossi. Nonostante sia morto quanto il nipote aveva solamente 10 anni, Marco continua a ricordarlo, tra teatro e set.
“Mio nonno creava sofferenza ed insofferenza. In famiglia essere attori equivaleva ad una patente di inaffidabilità”. Ha spiegato Marco, aggiungendo: “Il nonno spesso spariva per poi ritornare settimane dopo raccontando del suo ultimo lavoro, era considerato un caso irrecuperabile”.
All’epoca Marco aveva altri piani per il suo futuro: sognava di diventare un musicista, suonava il flauto ed il clarinetto. “A recitare proprio non ci pensavo” ha ammesso, mentre sua madre sperava che diventasse un insegnante o un medico.
Ma presto è stato colpito dalla “scintilla della recitazione”, che lo ha portato ad affermarsi come uno degli attori più promettenti degli ultimi tempi.
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