Il caso di Diana è ancora aperto e continuano le indagini da parte degli investigatori e inquirenti. Gli esperti lavorano affinché venga scoperta tutta la verità sulla morte della bambina, lasciata da sola senza cibo e acqua per una settimana.
Aveva appena un anno e mezzo la piccola Diana, la bambina lasciata morire di stenti nell’abitazione a Milano dove viveva con la mamma. Quest’ultima sarebbe stata l’artefice dell’omicidio, visto che ha abbandonato la figlia in casa.
Dopo sei giorni Diana è stata ritrovata morta. Al riguardo sono in corso ancora le indagini per capire con esattezza quali fossero le intenzioni della madre che ha permesso che tutto ciò accadesse. Attualmente l’accusata è in carcere ed inoltre sono state estrapolate delle chat dal cellulare della diretta interessata.
Per adesso non ci sono dettagli sul contenuto delle chat inviate dalla madre di Diana a qualcun altro ma sembrerebbe che la piccola per lei fosse un peso.
Al momento è stata rifiutata la richiesta di accesso in carcere del professore Pietro Pietrini, Ordinario di Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica all’Università di Pisa, uno dei due insegnanti che hanno l’incarico di redigere una consulenza neuroscientifica e psichiatrica su Pifferi. La decisione è stata confermata dal gip di Milano Fabrizio Filice.
Il gip resta convinto del suo pensiero, visto che agli atti dell’inchiesta, coordinata dal pm Francesco De Tommasi e condotta dalla Squadra mobile, per adesso non ci sono elementi che fanno pensare a patologie psicofisiche della giovane donna. Quindi almeno per il momento, la madre di Diana potrà avere contatti solo ed esclusivamente con avvocati, medici tutti coloro che stanno lavorando al caso.
Il giudice Filice ha affermato che
La donna soffre di una evidente instabilità affettiva recentemente manifestata in una forma di dipendenza psicologica dall’attuale compagno, che l’ha indotta ad anteporre la possibilità di mantenere una relazione con lui anche a costo di infliggere enormi sofferenze, culminate nella morte della bambina.
Il giorno del ritrovamento, oltre al corpo della piccola morta c’era anche un biberon accanto probabilmente lasciato dalla mamma. Intanto, la nonna e la zia di Diana hanno nominato un loro legale in vista della costituzione di parte civile contro la madre che è accusata di omicidio volontario aggravato.
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