Le storie di violenza, purtroppo, si sentono ogni giorno e sembrano sempre lontanissime da noi. Invece proprio nelle ultime ore, è accaduto qualcosa che ha stravolto tutti. La violenza è avvenuta proprio all’interno di una scuola, un posto che dovrebbe essere sicuro per tutti
Le indagini sono scattate alla fine dello scorso mese di marzo dopo una denuncia fatta dalla preside della scuola, successivamente eseguita da quella dei giovani della giovanissima vittima. Di cosa stiamo parlando? Abusi sessuali ai danni di uno studente di appena dodici anni, praticamente un bambino. Sembra impossibile una notizia del genere, eppure è quanto viene contestato ad una insegnante della provincia di Benevento nei confronti della quale la Procura, coordinata da Aldo Pollastro, ha chiesto e ottenuto dal gip gli arresti domiciliari. Il provvedimento cautelare è stato notificato all’indagata dai carabinieri di Arpaia, paese in provincia di Benevento.
Alla professoressa, che insegna in una scuola secondaria di primo grado, è stato contestato il reato di violenza sessuale aggravata. Le indagini sono partite quando, alla fine dello scorso, marzo, la preside e i genitori hanno deciso di denunciarla.
Quello che è stato ricostruito ha letti lasciato tutti senza parole. Infatti, secondo quanto ricostruito, si sarebbe approfittata della vicinanza fisica in classe e dello stato di soggezione del proprio alunno. Con lui era stata capace di instaurare un rapporto particolare in classe, che ben presto ha lasciato spazio a qualcosa in più come chiamate, messaggi, audio inviati su Whatsapp. Le cose sono notevolmente peggiorate quando la donna ha cominciato a chiedere in modo esplicito foto pornografiche del dodicenne. In seguito, il bambino sarebbe stato vittima di atti sessuali sia in classe sia virtualmente fino a tarda notte.
La misura cautelare degli arresti domiciliari contempla il divieto assoluto di ogni forma di comunicazione con i minori con qualsiasi mezzo, compresi i cellulari e ogni cosa che abbia modo di avere un accesso ad internet. Per gli inquirenti la donna non è in grado di autoregolare i propri impulsi sessuali e la sola sospensione del rapporto lavorativo non sembra abbastanza, motivo per cui stanno cercando di capire cosa fare nei confronti di una donna che ha messo in atto una vera e propria violenza sessuale.
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